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Piazza Tre Martiri fa parte dell'antico foro romano di Ariminum, situato alla confluenza delle due strade principali, il cardo - che collegava la collina al mare - e il decumano - l'attuale Corso d'Augusto che collega l'Arco al Ponte di Tiberio. L'antico disegno della piazza, che era più largo e più ampio fino a via San Michele in foro nel foro, era lastricato con grandi pietre rettangolari, ora parzialmente visibili attraverso aperture recintate. Prima di essere dedicata ai tre partigiani di Rimini uccisi nella Seconda Guerra Mondiale, la piazza era dedicata a Giulio Cesare. Questo in ricordo del discorso che il condottiero avrebbe tenuto nel 49 a.C. alle sue legioni nel foro di Ariminum in occasione del passaggio storico del Rubicone, il fiume che segnava il confine dello Stato romano: in realtà, Cesare, nel De Bello Civili, non afferma di aver inviato soldati a Rimini ma a Ravenna, prima di attraversare il Rubicone. In questo modo si presenta come un generale democratico che coinvolge le sue truppe prima di decisioni importanti. Il fatto è che fin dall'antichità si dice che il foro di Rimini sia stato il luogo dell'evento e in sua memoria la piazza ospita una statua di bronzo di Cesare, una copia di un originale romano. Dalla fine dell'antichità, sul lato che guarda il mare, le chiese di San Michele in foro, di Sant'Innocenza e San Giorgio, sono state distrutte oggi. Nel Medioevo, la piazza, ora in secondo piano rispetto a quella del Municipio, era un luogo di mercati: attraverso la Via dei Magnani (ora Via Garibaldi), segnata da un arco tra le cortine delle case, arrivavano i prodotti della campagna. Sotto i portici si aprivano le beccherie, negozi per la vendita di carne. La piazza è stata anche il palcoscenico di giostre, tornei cavallereschi, dimostrazioni e cerimonie pubbliche legate anche alla famiglia Malatesta. I capitelli gotici e rinascimentali adornano il portico sul lato montano della piazza. All'inizio del XVI secolo, è stato costruito il Tempietto dedicato a Sant'Antonio da Padova in memoria del miracolo che, nel XIII secolo, ha reso una mula devota all'ostia consacrata. Ricostruito nel XVII secolo, ha cambiato l'aspetto originale a causa dei vari restauri. Dietro il tempio, i Minimi di San Francesco di Paola fondarono, all'inizio del XVII secolo, un luogo di culto, ricostruito nel 1729: qui, dal 1963, sorge la chiesa dei Paolotti. Nel 1547 fu costruito il blocco con la Torre dell'Orologio, che ha dato alla piazza la forma e le dimensioni attuali, con edifici porticati al posto delle antiche beccherie. In un progetto di Francesco Buonamici, nel 1759 la torre fu sottoposta a una nuova versione. Con il terremoto del 1875, la parte superiore fu demolita. Oltre all'orologio, dal 1750 porta una sfera con un calendario, movimenti zodiacali e fasi lunari. Luogo di mercati e quindi salotto della vita della città, oggi la piazza si presenta con arredi urbani realizzati nel 2000, destinati a migliorare il design antico e i segni della memoria. La storia più recente lega la piazza ai tragici eventi della guerra: il Monumento ai Caduti e il nome della piazza, dedicato ai tre martiri partigiani impiccati il 16 agosto 1944 nel luogo ora contrassegnato da un'incisione in marmo. Proseguendo lungo il decumano, ci si troverà di fronte all'imponente Arco di Augusto.